Artisti contemporanei: Giuseppe Mentessi   (Pagine 24 )      Fonte : Emporium - nr 105 Settembre 1903

{\rtf1\ansi\ansicpg1252\deff0\deflang1040{\fonttbl{\f0\fnil\fcharset0 Arial;}} \viewkind4\uc1\pard\fs24 Giuseppe Mentessi - Emporium nr 105 Settembre 1903 \par \par Anima tenera e dolce di sognatore ottimista, che si commuove per ogni miseria umana, s'indigna per ogni ingiustizia, si esalta per ogni nobile azione e crede fermamente nella possibilit\'e0 \par prossima di una societ\'e0 pi\'f9 semplice, pi\'f9 pura, pi\'f9 equa, Giuseppe Mentessi ha fatto di quasi ciascuna delle sue opere un inno all'amore, al dolore, alla piet\'e0. Egli \'e8 dunque in ispecie \par artista di sentimento, non dimenticando per\'f2 mai di dover essere, innanzi tutto, pittore e rimanendo quindi sempre nella sfera dell'arte sua e servendosi soltanto delle risorse particolari \par fornitegli da essa. Pittore di sentimento s\'ec, come forse nessun altro ne possiede oggid\'ec l'Italia nostra, ma schietto, spontaneo, senza alcun trucco, senz'alcuna enfasi. \par Confrontate un suo quadro con una qualsiasi delle innumeri teli uggiosamente leziose, dipinte da Greuze in poi, con lo scopo di lusingare le tenerezze vaghe e gli sdilinquimenti \par superficiali del grosso pubblico per l'amore, per la virt\'f9, pegli affetti famigliari e vi apparir\'e0 subito la differenza grande che vi \'e8 in arte fra sentimento e sentimentalismo. \par Nato a Ferrara nel 1857 da una famiglia di semplici agiicoltoti, Giuseppe Mentessi mosti\'f2 fin dai primi anni ingegno cos\'ec svegliato e vivace e tale spiccata predisposizione per le arti \par belle, che dall'Ateneo Civico di Ferrara, dove aveva fatto i primi studi di coltura generale, pass\'f2, dodicenne, all'Accademia di Parma, con un sussidio del suo comune. \par Figlio unico, egli era rimasto orfano di padre a cinque anni appena, ma sua madre, una di quelle buone e modeste creature, che la tenerezza materna rende semplicentente eroiche, non volle \par che la mancanza di mezzi pecuniari vietasse al caro suo Peppin di seguire la nobile vocazione per l'arte e, senza pensarvi su due volte, vendette tutte le masserizie della casa e and\'f2 a \par servire, pur di poter sopperire coi suoi piccoli guadagni alle spese necessarie per l'istruzione del suo figliuolo. E Giuseppe Mentessi, degno figlio di cos\'ec tenera madre, appena nel 1870 \par si rec\'f2 a Milano a perfezionare nell'Accademia di Brera i suoi studi, la chiam\'f2 presso di s\'e8 e, poich\'e8 l'esiguo sussidio assegnatogli dal Municipio di Ferrata non poteva bastate a \par soddisfare per entrambi alle necessit\'e0 della vita quotidiana, fu lui stavolta che non isdegn\'f2 di ricorrere, nelle ore di libert\'e0, al lavoro manuale. Pi\'f9 tardi poi, pur che alla cara \par genitrice fosse concesso alfine di riposarsi, pur che non le mancasse nulla, egli accett\'f2, malgrado la sua avversione per la carriera dell'insegnamento, che gli toglieva tanto tempo \par prezioso da consacrare all'arte da lui adorata, il posto di professore aggiunto alla scuola di prospettiva. \par Sono questi, \'e8 vero, particolari intimi, ma se ho creduto di narrarli \'e8 perch\'e8 rivelano il fondo dell'anima affettuosa ed ingenua del pittore ferrarese e ci spiegano come la sua ispirazione \par sia assai di sovente triste, ma giammai amara, neppur quando compassionevole si piega sui profondi dolori dei proletari della citt\'e0 o degli umili figli della gleba. \par I primi lavori esposti dal Mentessi furono un interno del piccolo chiostro della Certosa di Pavia ed una serie di studi della facciata del Duomo di Milano, ma ci\'f2 che richiam\'f2 l'attenzione \par su di lui fu una raccolta di studi fatti sulle montagne del Ferrarese, che egli espose nella Permanente di Milano e che alcune personali ricerche di colorazione rendevano interessanti. \par Infine egli mand\'f2 alla Triennale del 1891 una tela abbastanza ampia, Ora triste, con cui affermava la sua particolarissima personalit\'e0 di pittore del sentimento. Ora triste e l'altro quadro \par esposto dal Mentessi tre anni dopo, col titolo Lagrime, posseggono la stessa nota intensa di un patetico reso tragico dalla morte e rivelano, nel campo tecnico, un'identica sapienza di \par prospettiva architettonica e di spiccato contrasto di luci e di ombre. \par Il primo rappresenta due figure di donna, l'una piangente e l'altra profondamente triste, che discendono la monumentale scala di un tempio cattolico, mentre in alto sfila una processione \par funeraria. Il secondo ci mostra, anche sulla scala di una chiesa barocca, di cui scorgesi di sbieco il prospetto, due donne prostrate e singhiozzanti accanto ai cadavere di un assassinato.\tab \par Nella prima delle esposizioni internazionali di Venezia, il Mentessi, pure rimanendo nell'abituale sua nota di sentimento, svel\'f2 poi la sua tenerezza pietosa per gli umili, col quadro \par Panem nostrum quotidianum, in cui la gioconda ubert\'e0 di un campo di granturco dalle gialle pannocchie scoppianti dal cartoccio contrasta vivamente col gruppo di una contadina e di una \par ragazzetta ch'ella porta al collo, su i volti di entrambe le quali leggonsi le sofferenze della scarsa e cattiva nutrizione e della malattia. 11 sentimento si raddolcisce per diventare \par tenero nel soave gruppo a tempera di madre e figlia, esposto a Torino nel 1890, e per diventare poeticamente spirituale nel trittico, anch'esso a tempera, Visione, esposto l'anno \par antecedente a Venezia, il quale ci presenta, con la grazia delicata di un sogno mistico incorniciato da una sottile marmorea architettura gotica, la Madonna, la quale sorride al divino \par fanciullo che le posa in grembo, mentre in fondo fannole corona un'angelica schiera di bionde fanciulle e di snelli adolescenti vestiti di molli tuniche bianche. \par \par Le due opere, per\'f2, pi\'f9 importanti che abbia finora ideate ed eseguite Giuseppe Mentessi e in cui il sentimento assurge a simbolo sono Visione triste e Gloria. Espuste ambedue a Venezia \par nel 1899 e nel 1901, la prima venne acquistata per la Galleria d'arte moderna di Venezia e la seconda per la Galleria nazionale di Roma. Ci\'f2 che, a parer mio, d\'e0 a quel quadro \par fantastico\bullet simbolico che \'e8 Visione triste un'impronta spiccata di emozionante originalit\'e0 \'e8 che l'autore non ha posto gi\'e0 in iscena !e leggiadre creature del mondo pagano, ma uomini e \par donne moderne. Si, sono nostri contemporanei, sono nostri simili quegli artigiani, quei contadini, quelle donne della plebe, che, nell'epica tela del Mentessi, trascinano penosamente la \par massiccia croce del dolore umano o soggiacciono ad essa lungo la ripida salita del Calvario della vita e, quindi, dinnanzi alla scena allegorica in essa raffigurata, non sono soltanto \par l'occhio a compiacersi e la mente a fantasticare, ma \'e8 anche il cuore che sussulta. \par Tale profondo affetto patetico il Meutessi l'ha ottenuto senza ricorrere neppure stavolta ad alcun volgare mezzuccio melodrammatico, ma soltanto merc\'e9 l'austera semplicit\'e0 della concezione \par e merc\'e8 l'abilit\'e0 ed il buon gusto complessivo della composizione, in mezzo a cui, con una trovata di poetica delicatezza, egli ha fatto spiccate il gruppo, illuminato da un fievole raggio \par di sole, di una madre, la quale, assorta nella contemplazione del suo bambino, non sente qual pi\'f9 il peso schiacciante della croce. \par La fattura filamentosa e l'intonazione un po' troppo fuligginosamente scura: ecco due difetti tecnici di questo bellissimo quadro, come di qualche altro quadro del Mentessi, dal quale si \par desidererebbe che rendesse, a volte meno rigido il disegno delle sue figure e che, altre volte, schiarisse la sua tavolozza troppo bituminosa e che, sopra tutto, si preoccupasse un po' pi\'f9 \par di cogliere dal vero e di ritrarre sulla tela la trasparenza dell'aria e la palpitazione degli atomi luminosi intorno agli esseri ed alle cose. \par Passiamo ora a descrivere il trittico Gloria, in cui l'elemento fantastico accordasi in modo mirabile con l'elemento reale e pel quale, come per la grande maggioranza delle sue opere, il \par Mentessi meriterebbe, a somiglianza del francese Eug\'e8ne Carri\'e8re, il soprannome di "pittore della maternit\'e0". Nel pannello di destra una giovino mamma, seduta sur un poggiolo, in mezzo ad \par una assolata campagna primaverile, bacia e carezza un suo bimbo roseo e biondo. Nel reparto centrale un soldato porta ambo le mani angosciosamente al capo colpito da una scheggia di granata, \par mentre dietro di lui ergonsi gigantesche tre ignude figure allegoriche, le quali innalzano, con mani sanguinanti, elmi e corazze inghirlandate d'alloro. Nel pannello di sinistra, infine, \par rivediamo, nella campagna illividita dal calar della sua, la medesima madre, ma coi capelli grigi e la faccia lagrimosa, che, vestita di gramaglie, piange il morto figliuolo. \par Certo, Gloria di Mentessi, se ha incontrastabile valore come opera di commozione, ne ha molto scarso come opera di ragionamento, giacch\'e8 non \'e8 il dolore, per quanto straziante e giusto \par esso sia, di una madre orbata del diletto figlio, unica gioia, unica tenerezza, unico conforto di una grama esistenza di privazioni, che ci persuader\'e0 che non vi siano casi in cui un alto \par interesse patriottico, sociale od anche scientifico abbia diritto di richiedere il sacrificio dell'individuo pel bene della collettivit\'e0. \par Sonovi guerre ingiuste e crudeli che un artista naturalmente tragico come Goya pu\'f2 riuscire, merc\'e8 le brucianti sua acqueforti, a farci odiare e maledire, ma, dinanzi al trittico del \par Mentessi, noi non possiamo astenerci dal pensare che quella madre piangerebbe con quale amarezza se il suo figliuolo, invece che in una guerra di conquista, fosse morto su d'una barricata, \par difendendo la liberta, od in un ospedale, curando in qualit\'e0 di medico un qualche nimbo epidemico, giacch\'e8 non tutte le donne, creature miti e tenere, posseggono l'animo spartanamenfe \par eroico di un'Adelaide Cairoli. Ci\'f2 del resto non iscema per nulla il merito del trittico del Mentessi, perch\'e8, come opera d'arte, esso ha il dovere d'impressionare e di commuovere e non gi\'e0 \par di persuadere. \par I quadri finora menzionati rappresentano certamente la parte pi\'f9 importante e caratteristica dell'opera del valoroso pittore ferrarese, ma sarebbe ingiustizia il non rammentare altres\'ec una \par numerosa serie di acquerelli d'ispirazione bizzarramente fantastica e di tocco ardito, sicuro ed oltremodo gradevole all'occhio, esposti con vivo successo a Milano nel 1892; il non \par rammentare i leggiadrissimi lavori decorativi a tempera o ad encausto da lui eseguiti nella cappella Delonati del camposanto di Lenno, nella cappella Gnecchi del camposanto di Verderio, \par nella chiesa di S. Babila a Milano e, pi\'f9 recentemente, nella villa Pisa a Montesiro; il non rammentare infine alcune sue acqueforti ed i disegni per illustrare Teresa di Neera, Mater \par dolorosa del Rovetta, il Campanaro di Aversa del Barbarani, La cattedrale del Chiesa, la nuova edizione che della Divina Commedia ha fatto I'Alinari ed il primo e terzo fascicolo \par d'Attraverso gli albi e le cartelle di chi scrive queste righe. Ma sia che abbia adoperato il pennello, sia la penna, la matita o la punta dell'acquafortista, Giuseppe Mentessi, che pur \par nulla trascina per tendere sempre pi\'f9 perfetta, a forza di paziente e scupolosa elaborazione tecnica, la forma di ogni suo lavoro, non ha mai segnato i primi tratti di una nuova \par composizione sulla tela o sulla carta, senza avere sentito fremere gnalcosa nel cervello ed insieme palpitare qualcosa nel cuore, ed e ci\'f2 che costituisce la forza, la seduzione e \par l'originalit\'e0 dell'arte sua. \par \par Vittorio Pica \par \par \par \par }